Ci fu un tempo che il nome di Elva era noto in tutte le corti europee. E’ la storia dei “cavié” i raccoglitori di capelli. Da fine Settecento a metà Novecento gli abitanti di Elva esercitarono questo mestiere, percorrendo le strade di tutto il Nord Italia, per comperare i capelli delle donne; poche monete, più spesso pezzi di stoffa, per tagliare le chiome che poi venivano usate per far parrucche per re e regine, nobili e ricchi. C’erano trucchi, persino una canzone, per convincere le donne a vendere i capelli e un linguaggio segreto, conosciuto solo dai caviè per potersi scambiare consigli o informazioni. I molti ad Elva si arricchirono: gli uomini giravano di casa in casa, d’inverno, quando campi e pascoli non erano praticabili. Le loro donne in primavera e in estate pulivano i capelli, formavano ciocche in base a colori, lunghezza, caratteristiche. E da Elva partivano sacchi di capelli, per la Francia, la Spagna, l’ Inghilterra… Poi, via mare, per le loro colonie, sud Africa, sud America. Franco Baudino, elvese che ha scritto molto sul suo paese, racconta che i capelli erano considerati come un vero e prezioso bene rifugio: “Più sicuro di un animale , che poteva morire, o di un campo coltivato, la grandine poteva distruggere tutto”. Il Museo dei Pels, vi fa rivivere questa storia, vi spiega perché quei capelli raccolti tra le donne di montagna erano così ricercati, potrete vedere i documenti e le bolle di spedizione, chili di capelli, gli strumenti per lavorarli. E infine un video, con la voce degli ultimi caviè che vi racconteranno di quei tempi lontani. Il Museo si trova in una caratteristica casa elvese,”La Meridiana” (visite guidate, rivolgersi a La Botego).
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